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S. Michele Arcangelo, Velletri (Roma)
Il problema della catechesi ai bambini e ai ragazzi

Il parroco fa Catechesi
alle famiglie
invece che ai bambini

Un parroco della diocesi di Bologna, scrivendo a Vita Pastorale (n. 2/1998), ritiene opportuno "abbandonare le catechesi dei bambini per dedicarsi maggiormente agli adulti. Nelle parrocchie l'80% del lavoro è per i bambini (quasi tutto), per i ragazzi (un po' meno), per i giovani (ancor meno), ma poi?".

Tale parroco crede si debba "continuare la pastorale tradizionale di Messe, Prime Comunioni, Cresime, Catechesi pre-sacramentali. Ma di lì non salta fuori nulla". "Occorre abbandonare questa strada (…). Occorre più catechesi agli adulti (non in preparazione a quelli che noi sappiamo essere sacramenti e che loro invece non sanno bene cosa siano".

Gli risponde sul numero seguente di Vita Pastorale (n. 3/1998) un confratello, il quale, trovandosi "dinanzi alla descrizione rovinosa di una situazione con non conosce futuro", riporta una sua esperienza, che volentieri riportiamo.

Propongo una soluzione al problema, garantendo ottimi risultati a patto che si rispettino determinate condizioni.

  1. È necessario anzitutto un prete che si renda libero, per esempio, tutti i giorni della settimana dalle 17 alle 18, a partire magari da Natale fino a dopo la Pasqua.
  2. Ai genitori che vengono a iscrivere i figli al corso di catechismo per la Prima Comunione si dica: In questa parrocchia non esiste un catechismo per bambini. Un sacerdote sarà a disposizione per incontri settimanali da tenere con voi genitori (saranno i figli ad accompagnare i genitori e non viceversa). I veri educatori (catechisti) dei figli siete voi, genitori, e non solo in questa circostanza, ma sempre, così come avete promesso il giorno del Battesimo. Per questi incontri potete scegliere il giorno che più vi aggrada, tenendo presente possibilmente la partecipazione anche del coniuge che lavora.
  3. Non ci saranno controlli di presenze, né obblighi particolari. Sarà uno stare insieme con il sacerdote, al quale i genitori e i bambini potranno rivolgersi liberamente, creando così un dialogo familiare.
  4. Non occorrono testi o sussidi particolari, perché di settimana in settimana i genitori avranno dei fogli fotocopiati, frutto del lavoro svolto dai singoli gruppi attorno all'argomento che si propone settimanalmente (alla fine ne faranno un fascicolo che, rilegato, sarà il ricordo più bello della Prima Comunione).
  5. La Bibbia, il Codice di Diritto Canonico, il Catechismo della Chiesa Cattolica e altri testi utili saranno lì sul tavolo per la consultazione.
  6. Come spazio sarà sufficiente anche una sacrestia (40 mq circa), fornita di una sessantina di sedie.
  7. Lo stesso sacerdote, in un giorno diverso da quelli impegnati per i genitori e i bambini, incontrerà i ragazzi che desiderano ricevere la Cresima (età non inferiore ai 15 anni).
  8. Lo stesso sacerdote, alle 19 del sabato sera, incontrerà le coppie dei fidanzati che desiderano contrarre matrimonio nel corso dell'anno.
  9. Lo stesso sacerdote sarà il celebrante della Messa domenicale (per tutti alle ore 11). Anche in questo caso si eviteranno costrizioni, ricatti o controlli vari. Quasi per incanto, la chiesa si riempirà di gente felice. Felice di ritrovarsi in un ambiente dove c'è rispetto reciproco, dove trova spazio per una "conversazione familiare" (omelia), dove ha la possibilità di vivere un'esperienza comunitaria.

Concretamente. In questo anno (1997/98, ndr), nell'arco della settimana, chi vi scrive ha la gioia di incontrare 115 nuclei familiari per la Prima Comunione, 60 ragazzi dai 15 ai 20 anni per la Cresima, 15 coppie di fidanzati e in più alcune coppie di sposi con relativi padrini per il Battesimo dei figli (la parrocchia dove opero conta appena 1.000 anime).

Così facendo, il sacerdote (parroco), senza bisogno di intermediari, conosce direttamente persone di tutte le età (anche neonati e nonni); genitori con problematiche di vario genere (divorziati, conviventi, sposati solo civilmente, atei, e anche qualche protestante…); famiglie tradizionalmente cattoliche e non; ragazzi che da tempo avevano rotto con la Chiesa; fidanzati mancanti di qualche sacramento o già conviventi (70%)… e tanto, ma tanto altro "materiale umano".

Perché, invece di piangere sulle rovine di una catechesi da molti definita inutile, non cambiamo davvero rotta nel modo di pensare la stessa catechesi; nel modo di porci nei confronti delle persone o di gestire il nostro tempo o di essere preti? Imbroccare vie nuove significa senz'altro rischiare. D'altra parte penso sia inutile farsi illusioni: dall'alto non verranno mai cambiamenti efficaci, sia perché in genere i capi non amano rischiare, sia perché lo Spirito Santo spesso preferisce svolazzare a bassa quota.

Sac. Gaetano Zaralli
Parrocchia S. Michele Arcangelo
0049 Velletri (RM)


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Giugno 1998